Impero mongolo

L'impero che Mangu Khan lasciò, morendo nel 1259, si estendeva attraverso l'Asia e l'Europa, dal Fiume Giallo al Danubio. Non c'era stato al mondo nulla di simile prima, né ci fu mai nulla di simile dopo, fino all'impero russo dei tempi moderni.
I mongoli erano un popolo nomade vicini, per stirpe, ad Unni e Turchi e che, fino al XII secolo, occupavano il territorio al Nord della Cina e dall'inizio del 1200, guidati dal grande condottiero Gengis Khan, conquistarono la Cina e fondarono un vastissimo impero che, dalla Mongolia e dalla Cina, arrivava fino al Tibet prendendo tutta l'Asia centrale fino al Mar Caspio.

Il vero nome di Gengis Khan è Temujin, il padre doveva diventare Khan, ossia sovrano, ma venne ucciso da una tribù rivale. Temujin assunse una posizione di prestigio e sconfisse i Merkiti, successivamente al rapimento della moglie da parte di questi ultimi. Il suo potere crebbe rapidamente e stipulò alleanza con altre tribù e nel 1202 Temujin sconfisse i Tartari in una battaglia vicino al fiume Calca, in quella occasione dimostrò di essere un ottimo comandante militare, annientando i Tartari. Fu proclamato sovrano universale nel 1206, per la prima volta nella storia, le tribù mongole erano riunite sotto un unico leader, Gengis Khan, il Gran Khan. La sua fama attirava sempre più seguaci, stanchi delle continue lotte tra le diverse tribù e attratti dal ricco bottino delle sue conquiste. Egli si concentrò sull'espansione della Mongola verso il regno cinese. La conquista della Cina, in un primo momento, poteva apparire come un'idea folle, ma la Cina era segnata, all'inizio del XIII secolo, da profonde divisioni interne. Il paese era infatti suddiviso in tre regni: a Nord quello dei Chin, regno Hsi Hsia a Nord Ovest e il regno Sung a Sud. Nel 1209 Gengis Khan sottomise il più debole dei tre regni, quello a Nord Ovest, nel 1211 sferrò l'attacco alla dinastia dei Chin e fu un successo. Nel 1215 l'imperatore cinese si arrese e Zhongdu ( l'odierna Pechino) fu ribattezzata Cambaluc.
Nel 1219 decise di concentrarsi sull'Asia centrale, in particolare sullo stato islamico della Corasmia, un impero che in parte coincideva con l'odierno Iran e confinava con il territorio mongolo, che conquistò. Nel 1227 , alla morte di Gengis Khan, tutti i suoi successori continuarono l'espansione verso l'Occidente. Intorno al 1340 sottomisero tutti i principati russi e occuparono l'Ucraina e la Polonia. In seguito, giunsero in Italia, nel Friuli. La grande avanzata verso l'Europa terminò con la morte del gran Khan la quale richiamò tutti i condottieri nel deserto di Gobi dove si doveva tenere l'assemblea dei principi per eleggere un nuovo sovrano.
Riassumiamo puntualizzando che Gengis Khan dunque controllò un'orda composta dai clan che vivevano quella vasta area di steppe che si trovava tra Cina settentrionale, Mongolia e Siberia. Ciò che nessuno si aspettava era che, fino alla morte del Khan, la sua orda si preparasse ad una conquista paragonabile forse solo a quella compiuta in passato da Alessandro Magno. Alla morte di Gengis i Mongoli controllavano un impero vasto 26 milioni di km quadrati. La differenza rispetto a quanto avvenuto con Alessandro Magno è che questo territorio fu mantenuto dai successori di Gengis e potenziato fino a controllare un impero che andava dal Mar nero al Mar Giallo. La presenza di questo impero così vasto sotto un' unica testa portò dunque alla stabilità prima menzionata, la pax mongola. Intorno alla seconda metà del XIII secolo la situazione era dunque pacificata e si creò una nuova strada che dall'Asia permetteva di arrivare in Cina. (ricordiamo la rapidità con la quale le orde a cavallo di Gengis si mossero fino a conquistare l'impero Song). Al vertice ora c'è suo nipote Qublai.
C'è da aggiungere che nella metà del 1200, prima che i mongoli si convertissero all'islamismo, alcuni sovrani europei, come Luigi IX di Francia o il pontefice Innocenzo III, inviarono presso la loro corte ambasciatori e missionari per fare dei mongoli degli alleati contro l'islam. Ripresa l'espansione nel 1258 i mongoli conquistarono il califfato di Bagdad arrivando fino al Mediterraneo. Il loro era ormai un impero immenso, dal Danubio fino all'oceano Pacifico. Fatto importante fu il controllo del principale percorso del commercio del tempo ossia la Via della seta e delle spezie.

L'impero mongolo raggiunse la massima potenza sotto l'impero di Qublai Khan che fu nipote di Gengis: ad egli si deve la conquista di tutto il territorio cinese che ai tempi di Gengis aveva riacquistato la sua indipendenza. Una volta terminata la fase dell'espansione, l'impero mongolo visse un impero di pace, appunto la Pax mongolica, di oltre mezzo secolo, durante il quale i dominatori diedero un nuovo impulso all'economia.
In questi anni il mercante veneziano Marco Polo, autore de Il Milione, compì viaggi nel medio oriente come inviato di papa Gregorio X. La morte di Qublai Khan nel 1294 segnò la fine della decadenza dell'impero mongolo che si disgregò in tanti piccoli regni spesso in lotta tra loro. Molti di essi entrati a contatto con la civiltà islamica assorbirono poi questa civiltà e intorno alla metà del 300 anche l'antico impero cinese riacquistò lentamente la sua libertà. L'ultimo tentativo di riunificare l'impero mongolo fu avviato da Tamerlano che, dopo la metà del 300, si proclamava erede di Gengis e una volta divenuto capo di alcune tribù mongole, iniziò alcune guerre di conquista che sconvolsero l'Asia. Egli sottomise vasti territori come Persia, Mesopotamia, varie regioni della Russia. Capitale del nuovo impero fu Samarcanda nell'attuale Uzbekistan, città importante a livello commerciale in quanto al centro delle vie di scambio. Nel 1404 Tamerlano tentò di conquistare l'impero cinese ma durante la campagna morì e così morì velocemente anche l'impero da lui creato perché privo di una solida amministrazione fino alla sua disgregazione.
Marco Polo e la Pax Mongolica

Prima di scrivere di Marco Polo ecco un focus sulla situazione della città natale del viaggiatore italiano: Venezia. Essa era una di quelle città che tra IX e X secolo aveva guadagnato un certo livello di potere come Repubblica marinara ossia città che erano riuscite, approfittando della frammentazione del potere e la riduzione del potere centrale, a guadagnarsi uno spazio imponendosi nelle rotte commerciali via mare. Venezia era riuscita a fondare un autentico impero commerciale che si estendeva lungo il Mar Mediterraneo e che aveva come scopo l'estremo Oriente. Il momento d'oro per Venezia giunse con l'arrivo delle crociate durante le quali essa svolse un ruolo cruciale: provvide alle navi di scorta, ai rifornimenti, ai soldati in cambio di denaro. Al momento della spartizione del bottino Venezia invece di chiedere denaro, chiese ed ottenne in ogni città conquistata della Palestina e della Siria, una sede commerciale e il diritto di svolgere i suoi traffici senza pagare tasse a nessuno. La vera svolta per la città di Venezia fu rappresentata proprio dalla quarta crociata, quella del 1197, quando il Doge Enrico Dandolo, attribuì i benefici di tale crociata interamente a Venezia in quanto i crociati non potevano pagare il prezzo concordato per il loro trasporto. Venezia allora conquistò Zara e poi la sua antica rivale Bisanzio. Venezia era ormai padrona del Mediterraneo, tanto che nel 1258 sconfisse Genova, anch'essa Repubblica marinara insieme a Pisa e Amalfi.

Marco Polo era figlio di una famiglia di mercanti veneziani. Nel 1260 il padre e lo zio di Marco, Niccolò e Matteo Polo, erano stati inviati a compiere un'ambasceria e scambiare merci a Cambaluc, capitale retta da Qublai Khan. Marco Polo ascolta i resoconti del padre e dello zio, mercanti di gioelli, in ritorno dal viaggio e decide allora di unirsi a loro. Tale viaggio avrebbe dovuto avere questa volta anche motivi religiosi: Qublai era aperto al cristianesimo con il quale era entrato in contatto attraverso la forma 'nestoriana' (dichiarata eretica al concilio di Efeso del 431). Quibilai chiese al papa di porporre un'ambasceria portata avanti dalla fmaiglia Polo che nel 1271 partirono alla volta di un lungo viaggio fino a giungere al cospetto del Khan. I Polo infatti ritornarono alla corte del Khan con l'incarico di chiedere al papa cento uomini di scienza che istruissero i suoi tratari e che gli facessero pervenire un pò dell'olio santo che alimentava la lampad aaccesa sul sepolcro di Cristo a Gerusalemme. I Polo al ritorno appresero però che papa Clemento IV era morto nel 1268 e dovettere così aspettare che fosse eletto un altro papa a cui consegnare la lettera del Khan. L'elezione però non avveniva, e i Polo temevano che il Khan potesse sopsettare che i due lo stessero ingannando, decisero così di tornare in Oriente, insieme al giovane Marco. Fu da papa Gregorio X , dal quale dovettero ritornare, che i Polo ottennero lettere per il Khan e due frati domenicani per le sue esigenze, ripartendo nel 1271. Il viaggio durò 3 anni e mezzo.
I Polo rimasero più di 20 anni lì e lo stesso Marco svolse per l'imperatore diverse mansioni, giunse anche ad amministrate le 25 città di Yangchow. Egli fu il primo a consocere un territorio ancora più a Est, il Ciapngo, ossia il Giappone, di cui nessun europeo prima di Marco Polo aveva sentito parlare. Nel 1286 i Polo trovarono l'occasione per tornare (Kublai non aveva intenzione di lasciare Marco). La scusa era quella di accompagnare la principessa mongola Kikachin a Hormuz per raggiungere in matrimonio un principe persiano. I Polo allora tornano a Venezia dove ormai erano creduti morti da anni. Nel corso del viaggio i Polo ricevettero la notizia della morte del Khan. La dinastia tartara cadde e i nuovi governanti della Cina tornarono alla loro vecchia politica isolazionista. L'islam inoltre estese tutte le sue conquiste sull'Asia centrale e si frappose come barriera tra Occidente ed estremo Oriente: fu questa una muraglia d'odio ancora più rigida di quella che i Cinesi, per difendersi dai Tartari, avevano costruito un tempo.
Marco era su una nave veneziana che fu assaltata da navi genovesi e per questo fu trascinato nel carcere di Genova, proprio qui, nel carcere, conobbe Rustichello da Pisa, un letterato che ascoltò le storie di Marco e le ritrascrisse nel Il Milione.
Si può parlare di origini del capitalismo commerciale? L'itinerario di Marco rappresenta un esempio della commistione tra varie tipologie di viaggio commerciale: Marco infatti parte dall'Europa come mercante, esercita varie attività in Cina, si trasforma lì in diplomatico, governatore e tornato in patria, diviene raffinato divulgatore dell'impero mongolo. Fu lo storico Pirenne a sostenere che i mercanti del Basso Medioevo erano alimentati da un desiderio di accumulare, che può essere definito spirito capitalistico. Sombart invece negò che il mercante medievale potesse essere considerato capitalista perché la sua attività non si fondava su premesse razionali, ma si svolgeva in maniera disordinata. Il denaro impiegato nelle attività mercantile non aveva ancora assunto la qualità di capitale; il capitalismo moderno secondo Sombart era nato con le imprese ossia formazioni razionali, consapevoli e lungimiranti che erano sorte nell'età moderna.