Il Risorgimento

In letteratura

Argomenti

 - I moti del '20-'21 e i fallimenti di Mazzini

- I moti del '30 a Parigi e la nascita dell'Impero di Napoleone III

Tre guerre d'indipendenza - 1848: 

  • Carlo Alberto, contro l'Austria 
  • Regno di Sardegna, guidato da Vittorio Emanuele II e Cavour, alleato con Napoleone III, contro l'Austria 
  • Italia, guidata dalla Destra Storica, alleata con la Prussia di Guglielmo I e Bismark, contro Austria, per ottenere il Veneto 
  • Mazzini, l'apostolo del Risorgimento 

    1827 – L'Italia non esiste ancora ma alcuni giovani, cominciano a sognarla. Con il Congresso di Vienna l'Italia viene divisa in sette stati sotto il controllo dell'Impero asburgico. Solo il regno sabaudo rientra nell'orbita della Francia.

    Mazzini è un membro di spicco all'interno della Carboneria. A Marsiglia, però, maturò una dura critica verso i dirigenti liberali della Carboneria, accusandoli di essere diventati "uomini del passato" da sostituire con una nuova generazione di giovani animati da una vera e propria fede verso gli ideali. Ideali quali: l'Unità di Italia e Repubblica. Come si poteva raggiungere questo obiettivo? Attraverso "Dio e popolo" "Pensiero e azione".

    Fonda la Giovine Italia, associazione clandestina alla quale aderirono molti giovani e divenne capo indiscusso dei democratici. La sua azione, però, fu fallimentare. Le insurrezioni fallirono e molti congiurati furono arrestati, tra i quali Giuseppe Garibaldi che però riuscì a fuggire in Sud America, dove restò per dodici anni combattendo al fianco degli Indios.

    Mazzini non rinunciò al suo sogno e fondò la "Giovine Europa", primo tentativo di dare vita a un'organizzazione democratica europea. 


    1848

    Anno cruciale. L'Europa è in subbuglio. Per Hobsbawm "La primavera dei popoli".

    Dominano le monarchia assolute, tranne in Inghilterra (che ha il Parlamento). L'Europa di allora, ricca di giovani, vede sorgere la rivoluzione, città dopo città. La rivoluzione chiede tutto ciò che a noi può apparire lontano, come la Costituzione, il Parlamento, le elezioni, la libertà di stampa, il voto. La borghesia è la classe sociale motore di questi anni. 


    Hanno inizio gli anni del capitalismo che trionfa e divamperà progressivamente in tutto il mondo. Le monarchie diventano imperi e daranno vista all'Imperialismo che porterà l'Europa al dramma della Prima Guerra Mondiale. 

    12 Gennaio 1848

    TUTTO PARTE DALLA SICILIA

    l giovani sono stanchi di vivere nella monarchia assoluto. La gente vuole votare per scegliere, non vuole la censura, vuole essere come i due paesi più avanzati d'Europa: Francia e Inghilterra!

    Mentre stanno culminando le rivoluzioni borghesi, si stanno preparando quelle proletarie marxiste...

    In Sicilia, che fa parte del Regno di Napoli, non si tollera l'idea di essere sottomessa ai Borbone. Da qui, parte la rivoluzione. I Siciliani chiedono a re Ferdinando di Borbone una Costituzione, con autonomia per la Sicilia: primo sovrano italiano a concedere la Costituzione. In Italia le monarchie sono due: Borbone di Napoli e i Savoia in Piemonte. Si tende a pensare che i Savoia faranno l'Unità d'Italia, paladini della modernità e i Borboni difensori di un'arretratezza fuori moda. Ma non fu così: i Borbone concessero per primi la costituzione; la monarchia dei Savoia era una monarchia che aveva ristabilito il potere assoluto del re, basato sulla fedeltà dell'esercito, insomma, la normale prospettiva di una monarchia, esattamente come quella Borbonica, che fucilava i patrioti.

    Napoli ottiene anch'essa la Costituzione. 

    Febbraio

    Francia. I francesi vogliono la Repubblica  e abdica Luigi Filippo, il re borghese, che aveva detto al popolo "arricchitevi". Nasce il governo provvisorio e dunque il suffragio universale maschile. 

    Marzo

    Italia - Carlo Alberto, sulla scorta della rivoluzione in Francia a favore della Repubblica, viene incontro a ciò che chiede la gente. Il 4 marzo del '48 il Re concede la Costituzione, o meglio, lo Statuto Albertino (legge fatta dal sovrano).  Anche il regno di Sardegna si è allineato alle nuove idee. 

    Vienna - scoppia la rivoluzione e il popolo esige la cacciata di Metternich. Vienna, capitale dell'Impero asburgico e del conservatorismo politico, è una grande città operaia ma anche universitaria, di cultura e piena di studenti che insorgono per la Costituzione e hanno in mente un obiettivo: cacciare il principe Metternich, lì già al tempo di Napoleone, e che rappresenta la conservazione, il passato. Il principe scappa e il governo cade. Le associazioni armate degli studenti fanno intendere di voler fare una rivoluzione borghese, non proletaria. 

    Stato pontificio - Pio IX, ultimo tra i sovrani italiani, concede la Costituzione allo Stato Pontificio

    Budapest - si proclama l'indipendenza dell'Ungheria dall'Impero asburgico. 

    Venezia - si proclama la Repubblica di San Marco, contro il governo austriaco. 

    Milano - il 18 Marzo cominciano le 5 giornate di Milano. 

    Berlino - nel regno di Prussia la popolazione prende il sopravvento e l'opinione pubblica tedesca vuole la Germania unita e il re comunica di stare con le aspirazioni del popolo 


    In Italia, l'odio contro lo straniero, contro gli austriaci, è feroce e alimentato dalla propaganda 


    Maresciallo Radetzky
    Maresciallo Radetzky
    Carlo Alberto di Savoia
    Carlo Alberto di Savoia

    Le Cinque giornate di Milano

    Le Cinque Giornate di Milano
    Le Cinque Giornate di Milano

    Milano richiede autonomia dall'Impero austriaco e soldati solo italiani; a comandare la guarnigione austriaca è il maresciallo Radetzky. I milanesi, in piazza, pretendono che i reparti tedeschi e ungheresi si ritirino. 

    Scoppiano le Cinque giornate di Milano. Milano è in preda ad una frenesia di odio e fanatismo. 

    Carlo Cattaneo, precursore dell'idea federalista in Italia, fa parte del governo provvisorio della città organizza militarmente operai e borghesi. Il maresciallo Radetzky, comandante dell'esercito austriaco, abbandona Milano, dopo 5 giorni. L'esercito austriaco deve ritirarsi verso Oriente, presso le fortezze del Quadrilatero (Legnano, Peschiera, Mantova, Verona) piazzaforte asburgica.  

    Il quadrilatero
    Il quadrilatero

    La prima guerra d'indipendenza 

    Ha inizio la Prima guerra d'indipendenza, quando Carlo Alberto, il 23 Marzo 1848, dichiara guerra contro l'Austria.

     L'Impero austrico è 7 volte più grande dell'Impero di Sardegna, ma in quel momento è in preda alla rivoluzione e gli altri sovrani italiani, "apparentemente", sembrano voler aiutare mandando truppe nell'entusiasmo del momento (il Papa Pio IX con Durando a capo dell'esercito, il Gran duca di Toscana, Ferdinando di Borbone re di Napoli). Allora, non sarà solo una guerra piemontese-sabauda, ma anche nazionale. Arrivano volontari in gran numero! Lo stato d'animo è di entusiasmo e odio feroce, proprio come le Cinque giornate di Milano. 

    L'esercito piemontese va in guerra con un esercito di coscritti, molto numeroso e con reclute che hanno imparato il mestiere da poco tempo e con pochissimi ufficiali per inquadrarli. Grossi battaglioni ma goffi nei movimenti. 

    Il re Carlo Alberto, chiamato Italo-Amleto da Carducci, non sapeva cosa voleva (essere o non essere) e si circondava di consiglieri. Ascolta tutti e la morale è che l'esercito si muove poco e male contro un Radetzky che ha comandato eserciti austriaci contro Napoleone e conosce bene il suo mestiere a 82 anni. Radetzky si muove verso Oriente, verso il Quadrilatero. 

    Carlo Alberto si dimostrò pessimo come comandante e si guadagnò il nomignolo di re "Tentenna". Tra il 24 e il 25 Luglio, nel Quadrilatero, vicino a Verona, a Custoza, Radetzky riporta una vittoria schiacciante.  Le truppe piemontesi furono nuovamente sbaragliate, ancora, a Novara.

    Vittorio Emanuele II
    Vittorio Emanuele II

    Carlo Alberto, per non mettere in pericolo le sorti della dinastia, abdica a favore di suo figlio, molto giovane, Vittorio Emanuele II. 

    Nelle elezioni del '48 il Piemonte mantiene in vigore lo Statuto e indice le elezioni per formare il Parlamento, grazie a Vittorio Emanuele II, giovane sovrano dopo l'abdicazione del padre, rifiutando l'assolutismo e tenendo testa  a Radetzky. 

    Manterrà lo Statuto e il regno di Sardegna rimane l'unico ad avere in vigore una Costituzione! Ciò, porta come frutto il conte di Cavour, perché egli, nel '48, aveva deciso che, in questo mondo del tutto nuovo fatto di libertà, questo mondo offriva delle buone opportunità. Cavour è un economista benestante e nel '48 si butta in politica, partendo dai giornali e fonda "Il Risorgimento". Vittorio Emanuele II, nel marzo del 1849, firma con l'Austria l'armistizio di Vignale. 

    Nel 1850 il capo di governo è Massimo d'Azeglio. Nella durissima battaglia combattuta tra D'Azeglio e il clero e i conservatori, ad emergere è Cavour che gli successe nella carica di Presidente del Consiglio

    Camillo Benso, conte di Cavour
    Camillo Benso, conte di Cavour

    Cavour ricorre a ogni sorta di provocazione per indurre l'Austria ad aggredire il Regno di Sardegna.

    Napoleone III
    Napoleone III

    L'idea di Cavour è la seguente: la Francia è la più grande potenza del continente e rivale dell'Austria da sempre. In Francia regna Napoleone III, che viene convinto, in caso di guerra, a intervenire tra Piemonte e Austria. In primo luogo, manda bersaglieri in Crimea perché la Francia, in  quel momento, era impegnata nella Battaglia di Crimea contro la Russia e vinta quella guerra, il Regno di Sardegna potrà partecipare alla Conferenza di Pace dove le potenze vincitrici potrà discutere sulla suddivisione dell'Europa. L'obiettivo di lungo termine di Cavour è l'Unità, quello a breve termine cacciare gli austriaci. Napoleone III accetta l'idea. Nel 1858 conferma a Cavour che in caso di guerra contro l'Austria la Francia interverrà: sono questi i Patti di Plombieres, stipulati segretamente all'Austria. 


    La seconda guerra d'indipendenza

    L' Austria dichiara guerra al Piemonte

    Il contributo de "I cacciatori delle Alpi" 

    Comincia così la Seconda guerra di indipendenza. Cavour ricorre a ogni sorta di provocazione per indurre l'Austria ad aggredire il Regno di Sardegna. L' Austria dichiara guerra al Piemonte e la Francia interverrà. 

    Grazie alle ferrovie, costruite da Cavour, si portarono le truppe al fronte e per la prima volta i treni vengono usati per scopi militari. Il problema però, resta quello di dover attraversare i fiumi, di trovare i giusti guadi che il nemico non sta difendendo, etc. Francesi e piemontesi riescono a farlo, come nella Battaglia di Magenta dove gli austriaci perdono 10mila uomini. Dunque, sconfitti anche lì gli austriaci devono ritirarsi, come sempre, nella zona dove si sentono al riparo: nel Quadrilatero. 

    Giuseppe Garibaldi
    Giuseppe Garibaldi

    Un corpo di volontari, guidato da Giuseppe Garibaldi, "I cacciatori delle Alpi", sconfigge gli Austriaci in due battaglie campali: 

    - Solferino dai Francesi

    - A San Martino dai Piemontesi. 

    Garibaldi era capitano della Regina Marina sabauda, costretto all'esilio in America Latina quando fallirono i moti mazziniani (era iscritto alla Giovine Italia). In Brasile egli era molto noto, perché difese il piccolo Uruguay dalla potente Argentina. Eroe nazionale, è stato uno dei più grandi idealisti dell'epoca. 

    Cavour però, aveva ben previsto che il clero e i conservatori Francesi non tolleravano che si toccassero i possedimenti del papa, nel piano di realizzazione di un'ipotetica Unità d'Italia, ecco che molti Francesi protestavano per i costi in denaro e di vite che questa guerra stava comportando e da cui non si traevano grandi vantaggi. Napoleone, allora, firma improvvisamente un armistizio con l'imperatore d'Austria Francesco Giuseppe. 

    L'armistizio di Villafranca decreta che l'Austria si impegna a cedere la Lombardia ma non il Veneto. Vittorio Emanuele è costretto a firmare, perché senza la Francia non può continuare. 

    La Guerra è finita con il Veneto che resta comunque austriaco.

    L'armistizio suscita molto disagio e Cavour, arrabbiatissimo, da le sue dimissioni e Villafranca fu definito un tradimento. Cavour, ci ripensa, ritorna al Governo. Cede a Napoleone III le città di Nizza e la Savoia. I patrioti insorgono e, attraverso plebisciti, frutto di sollevazioni incitate dallo stesso Cavour, Emilia-Romagna e Toscana vogliono essere annesse, nel '59, al Regno di Sardegna e ci riescono. 


    Francesco Crispi
    Francesco Crispi

    Per fare l'Italia, in questo  momento, non bisogna mettersi contro Garibaldi, che gode di molto prestigio in tutta Europa. In netto contrasto con la politica di Cavour, i democratici volevano liberare il Mezzogiorno dal dominio dei Borbone. Lì regnava il giovane Francesco II di Borbone, che aveva appena ereditato il trono e appariva inesperto, tanto da essere soprannominato "Franceschiello" presso i napoletani. 

    Fu Francesco Crispi, democratico siciliano sostenitore della tesi della liberazione dell'Italia meridionale, a convincere Garibaldi che era giunto il momento di indurre alla ribellione i contadini siciliani! 

    Sbarco dei Mille a Marsala
    Sbarco dei Mille a Marsala

    Cavour temeva che il Meridione diventasse autonomo e non una Repubblica retta dai Savoia 

    Nel 1860 Garibaldi salpa da Quarto, presso Genova, con 1000 volontari e sbarca a Marsala. Garibaldi prende Palermo e si dichiara dittatore della Sicilia.  Cavour fa fatica a credere che davvero Garibaldi sia disposto a prendere tutta l'Italia per consegnarla al re, allora aspetta e cerca di capire cosa succede. Garibaldi, però, è pronto a sbarcare in Calabria e risalire verso Napoli e anche lì, si dichiara dittatore. 

    Cominciano però le incomprensioni tra contadini siciliani e garibaldini. I contadini siciliani volevano la rivoluzione e i garibaldini l'unificazione della penisola. 

    Mano a mano che la spedizione dei Mille proseguiva, Cavour era sempre più preoccupato. Egli temeva che il Meridione diventasse autonomo e retto da una repubblica democratica invece che dai Savoia. In particolare, temeva che Garibaldi prendesse Roma, la sede del Papa. Se ciò fosse accaduto sarebbe successo che i cattolici francesi avrebbero chiesto l'intervento di Napoleone III che avrebbe dichiarato guerra all'Italia in difesa del pontefice! 

    A Teano, Garibaldi consegna il Regno delle due Sicilie a Vittorio Emanuele II: la folla inneggiava a Garibaldi e nessuno riconosceva il re. 

    Incontro a Teano
    Incontro a Teano

    Intanto, Francesco II di Borbone fuggiva e il 17 marzo 1861, a Torino, si riunì il primo Parlamento nazionale e Vittorio Emanuele II fu proclamato re d'Italia. Non si dimentichi che ancora mancavano Roma e il Veneto.

    All'indomani dell'Italia Unita 

    e la terza guerra d'indipendenza

    La morte di Cavour, all'indomani della proclamazione dell'Unità d'Italia, lascia al paese il suo partito (i moderati) che però non hanno la visione d'insieme di Cavour. I governi si succedono per brevi periodi, tanto che verranno chiamati a presidente del consiglio, addirittura i Generali, come La Marmora. Questi, prendono provvedimenti impopolari attraverso politiche di severissime rinunce per i popoli. 

    Garibaldi, per il terrore che attaccasse Roma ed evitare un attacco del suo fedele protettore Napoleone III, verrà fatto prigioniero. In molti, accanto all'esercito regolare speravano rimanesse anche l'esercito garibaldino che, però, viene sciolto e molti volontari mandati a casa, senza ringraziamenti. 

    Il Sud è in preda al brigantaggio e l'esercito usa le fucilazioni. 

    La capitale viene spostata da Torino a Firenze, nel 1864: ciò per avvicinarla a Roma e far intendere al Papa che lo Stato non aveva rinunciato al suo progetto. L'esercito italiano, quando i torinesi manifestano contro il trasferimento della capitale, l'esercito spara. Il clima è molto pesante e al governo vi è la Destra Storica, formata dai rappresentanti della corrente liberale di Cavour. 

    L'Italia non è ancora Unita. Ma per far sì che si possa procedere a riavere il Veneto e Roma, è necessario che si crei il contesto giusto. Ciò si manifesta nel 1866 grazie all'evoluzione politica della Germania, che non è ancora unita. I tedeschi, che avevano Bismark, avrebbero voluto Cavour. Bismark capisce che per unificare la Germania, la Prussia si affermi come unica grande potenza tedesca (l'altra è l'Austria). Si decide allora di fare guerra all'Austria. 

    La Prussia aveva velocemente avviato una rivoluzione industriale e stava diventando una grande potenza economica e guida nel processo di unificazione tedesco. Si ricorda che, durante il Congresso di Vienna del 1815, la Germania fu divisa in 39 stati riuniti sotto una Confederazione con a capo l'Imperatore d'Austria Francesco Giuseppe. Questi Stati, però, aspiravano all'Unità e avevano compiuto un primo passo verso questo sogno attraverso un'unione doganale che aveva abbattuto tutti i dazi e altri impedimenti alla libera circolazione delle merci nel territorio tedesco. Ecco che la Prussia, potendo ricevere ferro e carbone non tassato, stava sviluppando, velocemente, un processo di rinnovamento industriale. 

    Il re di Prussia Guglielmo I e Bismark, cancelliere prussiano,  chiedono agli Italiani se sono interessati a partecipare ad una guerra contro l'Austria e gli italiani, che in caso di vittoria avrebbero ottenuto l'agognato Veneto, decidono di scendere in campo. La Prussia dichiara guerra all'Austria. Questa, volta all'ottenimento del Veneto, è la terza guerra di indipendenza. 

    La guerra austro-prussiana del 1866 sarà una guerra-lampo con una schiacciante vittoria della Prussia. All'inizio sembra andare tutto bene, anche questa guerra fu fatta con l'uso dei treni. 

    Garibaldi, invece, arruola 40mila volontari e di marciare su Trento. Garibaldi stava per entrare a Trento per liberarla, quando arrivò l'ordine di fermarsi, al quale risponderà "OBBEDISCO", perché i Prussiani, soddisfatti della loro vittoria decidono di firmare l'armistizio con l'Austria, che concesse il Veneto trattenendo Trento e Trieste (Trattato di Vienna - 1866). 



    La nascita del secondo Reich e l'insoddisfazione francese

    Senza valutare quanto fosse pericolosa la Germania, la Francia dichiarò guerra, senza valutare quanto il suo esercito fosse inferiore rispetto a quello prussiano, e lo fece certa che la Confederazione del Sud si sarebbe poi unita a quella del Nord. Si consumò un'altra guerra lampo, la Guerra franco prussiana dove Napoleone III, appunto, fu sconfitto a Sedan, nel 1870, ed esce di scena!

    Ne approfitta l'Italia che il 20 settembre del 1870, solo venti giorni dopo Sedan, annette Roma all'Italia grazie ad un reparto di bersaglieri che cannoneggiò e  aprì una breccia a Porta Pia. Le relazioni tra Santa sede e Regno d'Italia andavano, però, regolate: ciò avvenne grazie alla Legge delle Guarentigie (cioè delle garanzie) che riconosceva l'esistenza dello Stato del Vaticano. Pio IX si rifiutò di accettare quella legge e si dichiaro "prigioniero dello Stato italiano", scomunicando Vittorio Emanuele II e la classe dirigente. Inoltre, con il Non expedit, proibì a cattolici e clero di votare e partecipare alla vita politica. Nel 1871 Roma divenne capitale del Regno d'Italia.

    La guerra vide fine con il Trattato di Francoforte, il quale segnò l'annessione della Germania del Sud alla PRUSSIA. L'Unità era fatta. Guglielmo I fu proclamato Kaiser del Secondo Reich. 

    In Francia fu proclamata la Repubblica e le condizioni di pace imposte dalla Prussia furono durissime: essa perse l'Alsazia e la Lorena. Gli operai erano indignati dalle condizioni di pace accettate dalla Francia, e perciò insorsero nel 1871 contro il nuovo governo e formarono un governo cittadino, chiamato Comune. La Comune fu un esperimento che durò pochissimo, fu presto smantellato dal governo conservatore. Comunque, rappresenta un esperimento interessante come società fondata sull'autogoverno rivoluzionario. 

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