Le Guerre d'Italia

Carlo V e la 1a fase delle guerre

Carlo VIII re di Francia e Ludovico il Moro, contro le Signorie e la Lega antifrancese

La marcia di Carlo VIII sulle Signorie
La marcia di Carlo VIII sulle Signorie

Siamo nel 1492, Colombo arriva in America e muore Lorenzo de' Medici, il più intelligente interprete della politica di quel tempo. La politica dell'equilibrio garantì, per oltre 40 anni, pace tra le Signorie, grazie al rigido principio secondo il quale ogni Signoria si impegnava a non espandersi e dunque a far sì che la Penisola non si unificasse. Alla morte di Lorenzo, però, questa politica dell'equilibrio venne meno. 

L'atto primitivo di questa degenerazione, si rintraccia nella decisione di Ludovico il Moro, signore di Milano, di usurpare la Signoria di Milano a suo nipote. Il Moro, intimorito dalle minacce, appoggia il re di Francia Carlo VIII che aveva delle rivendicazioni sul Regno di Napoli facendogli balenare l'idea di poter riconquistare tutto quel territorio meridionale, che un tempo era appartenuto alla casa dei cugini d'Angiò dai quali discendeva. Il suo sogno era quello di formare un'Europa unita, cattolica, che avesse un lungo periodo di pace e prosperità, ma nulla di tutto ciò si verificherà. 

Carlo VIII fu lusingato dalla proposta di Ludovico il Moro di rimpossessarsi del Regno di Napoli, allora, nel 1494, scese fino a Napoli, dove non incontrò resistenza, anzi, fu accolto con balli e banchetti. Addirittura, Piero de' Medici, figlio di Lorenzo, gli concede città tra cui Pisa e Livorno, motivo per il quale scoppia una rivolta che lo costringe alla fuga e diede vita alla Repubblica fiorentina guidata da Savonarola. Una volta giunto a Napoli, toglie la corona agli Aragona e li mette in fuga: scoppiò, però, una rivolta che lo indusse ad abbandonare la città. Inseguito da una lega antifrancese costituita dalle stesse Signorie che un tempo lo avevano appoggiato nella sua discesa, tornò a Parigi dove morì. La calata di Carlo VIII divenne la prima fase delle Guerre d'Italia che portarono la Penisola alla rovina. Luigi XII, nuovo re di Francia, fece valere i suoi diritti sul Ducato di Milano e se ne impadronì sottoponendo il suo contado al dominio francese. 

Il regno ereditato da Carlo V
Il regno ereditato da Carlo V

Carlo V (d'Asburgo) contro i Valois: la 2a fase delle guerre, il sogno (fallito) della Via asburgica

Carlo d'Asburgo diviene re di Spagna e nel 1519 diventa imperatore del Sacro romano Impero con il nome di Carlo V. L'acquisizione di questo titolo, però, gli costò molto cara perché a contenderselo c'era anche Francesco I di Valois, re di Francia. La corona imperiale non  era ereditaria ma veniva assegnata ogni volta a nuovi pretendenti attraverso i "Grandi elettori", sette elettori tedeschi, con lo scopo di togliere il diritto di nomina al papa. La sfida fu vinta da Carlo, che grazia ad un grande prestito per via del banchiere Jacob Fugger, pagò una forte somma. L'impero ereditato da Carlo V era immenso:

- dai nonni materni re di Castiglia e Aragona aveva ereditato Spagna re Regno di Napoli, con Sicilia e Sardegna più colonie americane;

- dal nonno materno d'Asburgo ricevette Austria, Paesi Bassi e Boemia;

- il titolo imperiale gli dava supremazia sulla Germania. 

Si aggiunge, che nel 1519 Carlo V, che veniva eletto imperatore del Sacro romano impero, su richiesta di papa Leone X, dovette formulare un giudizio definitivo su Martin Lutero nel corso della Dieta di Worms del 1521. Il giovane Carlo V inviò il monaco a ritirare ma, con estremo stupore, dovette condannare Lutero come nemico pubblico. Condannando Lutero, Carlo V, si inimicò molti sudditi tedeschi, schierati con il monaco. Ma Carlo V aveva promesso di sostenere il Papato a qualunque costo. Comprensibile quanto Carlo V, in futuro, si sentirà profondamente tradito, quando papa Clemente VII si alleerà con Francesco I, suo acerrimo nemico: tale risentimento si paleserà nel 1527, in occasione del Sacco di Roma da parte dei lanzichenecchi - Carlo V, non ostacolerà il loro brutale atto! 

La Riforma protestante aveva fatto esplodere tutte le contraddizioni sulle quali, per troppo tempo il Papato aveva sorvolato. Fu istituito un Concilio ecumenico (Concilio di Trento), nel 1545, a causa delle oressioni dello stesso Carlo V che sperava di riavvicinare i due mondi religiosi per pacificare il suo Impero dilaniato. La Chiesa, così, da inizio alla Controriforma. Ormai però erano passati ventotto anni dalle tesi luterane. Durò diciotto anni e non portò alla riconciliazione tra le due parti. 

Nacque una guerra tra Carlo V e i cattolici da un lato e i principi luterani dall’altro. La guerra termina nel 1555 con la Pace di Augusta e la piena vittoria dei protestanti che incamerarono i feudi ecclesiastici tedeschi e affermarono il principio cuius regio et eiud religio, ovvero, ogni regione segue la religione del sovrano che la governa.

Carlo V ritenne opportuno strappare alla Francia i due territorio che gli avrebbero permesso di aprire la "Via asburgica", per far transitare merci e soldati da nord a sud e da est a ovest, questi territori erano la Borgogna e Milano (poiché Luigi XII fece valere i suoi diritti sul Ducato di Milano). Allora, Francesco I e Carlo V combatterono per tutta la vita un vero e proprio duello privato che forma la seconda fase delle Guerre d'Italia. 

La guerra tra Asburgo e Valois durò dal 1521 al 1559. Carlo V sbaragliò i Francesi a Pavia impadronendosi del Milanese e fece prigioniero Francesco che, in cambio della libertà, promise di cedere la Borgogna: una volta liberato non mantenne la promessa! Si riunì subito nella Lega di Cognac con Inghilterra, Firenze e Venezia, tutte decise sulla pericolosità di un Impero tanto vasto. Nella Lega, però, entrò anche il Papa, Clemente VII (figlio naturale di Giuliano de' Medici, il fratello di Lorenzo). Carlo definì tutto ciò un tradimento imperdonabile. Nel 1527 l'Italia era piena di lanzichenecchi, ossia i "contadini" mercenari tedeschi che avevano conquistato Milano e che avrebbero dovuto annientare la Lega di Cognac. Rimasti senza paga e senza cibo, per ribellarsi, saccheggiarono Roma, e il papa si asserragliò nella fortezza a Castel Sant'Angelo. La Chiesa pagò un forte riscatto in oro per sedare il delirio. Si ricorda che, i lanzichenecchi, erano seguaci di Martin Lutero, perciò, provavano profondo odio per Roma, città del pontefice. 

Il secondo attacco dei Turchi all'Europa: Carlo V contro Solimano e Francesco I 

Il Gran Sultano Solimano il Magnifico aveva allargato in modo prodigioso l'Impero ottomano verso oriente. Nel Mediterraneo nominò ammiraglio il più celebre dei corsari, "Barbarossa", affidandogli il compito di conquistare il maggior numero di isole e città costiere. Solimano compì un vero e proprio miracolo di diplomazia alleandosi con il cattolico Francesco I, rivale di Carlo V nelle guerre d'Italia. L'odio tra Carlo e Francesco, ora, era ai vertici: con l'aiuto dei Veneziani la flotta di Carlo V, quella asburgica, annientò quella franco-turca di Francesco I e Solimano. Nel 1570, morti sia Solimano sia Carlo V, i Turchi attaccano Cipro, difesa dai Veneziani, dando vita alla Guerra di Cipro. Il pericolo di un'avanzata turca fece sorgere la Lega Santa, formata dalle flotte spagnola, veneziana, pontifica e toscana. Nel 1571 infuriò la Battaglia di Lepanto nella quale i cristiani liberarono il Mar Mediterraneo dal dominio islamico!

Battaglia di Lepanto
Battaglia di Lepanto

La famiglia Asburgo si divide in due rami: 

- Filippo (figlio di Carlo) la parte occidentale;

- Ferdinando (fratello di Carlo) la parte orientale. 

Nel 1559 la pace di Cateau-Cambresis pone fine alle guerre d'Italia e alla lotta tra Asburgo e Valois iniziata da Carlo V e Francesco I nel 1521. Con essa la Francia occupava Calais, già posseduta dall'Inghilterra, per otto anni, con la facoltà, decorso quel tempo, di mantenerne il possesso dietro pagamento; Spagna e Francia si restituivano le conquiste fatte l'una a danno dell'altra negli ultimi otto anni, mantenendo però la Francia Metz, Toul e Verdun; la Francia rinunciava alle sue pretese in Italia, conservando però il Marchesato di Saluzzo, mentre restituiva a Emanuele Filiberto di Savoia il suo Stato, nel quale aveva diritto di tenere guarnigioni. La Spagna conservava i propri domini in Italia e acquistava alcune piazzeforti in Maremma. 

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